Il Museo dei burattini e…

IL MUSEO DEI BURATTINI E IL CARCERE (parte dei burattini esposti nel museo sono stati realizzati dai detenuti delle carceri del Piemonte all’interno di percorsi di arteterapia con i burattini con i soggetti tossicodipendenti)

La pratica clinica con i soggetti tossicodipendenti detenuti in carcere dimostra che tali individui presentano tipicamente una serie di caratteristiche in comune tra cui:

– scarsa capacità di esprimere il proprio mondo interno in forma simbolica, particolarmente attraverso il linguaggio verbale;

– espressione in forma somatica di tutta una gamma di emozioni e vissuti negativi, compresi vissuti ansiosi e depressivi;

– deficit nella capacità di relazionarsi con se stessi, gli altri e il proprio gruppo di riferimento.

Una soluzione attuabile in questi casi è quella di affidarsi a soluzioni terapeutiche fondate sui linguaggi analogici e all’arteterapia con i burattini: tali approcci permettono al paziente di esprimere il proprio mondo interno in forma globale e mediata, sfruttando canali linguistici non verbali.

IL MUSEO DEI BURATTINI E LE CASE DI RIPOSO
L’arteterapia con i burattini nelle persone anziane agevola l’affrontare il processo di invecchiamento, attraverso un processo di valorizzazione di ciò che la persona è in grado di fare. Nel soggetto anziano l’arteterapia con i burattini può essere un contenitore all’interno del quale si procede per il rinforzo dell’individualità e dell’autostima, attraverso il rafforzamento delle capacità residue. La creazione di un burattino determina una gratificazione che deriva dalla realizzazione del prodotto finito (il burattino), condiviso con il resto del gruppo (attraverso la realizzazione di uno spettacolo) e in tal modo si favoriscono le relazioni interpersonali e la comunicazione empatica. L’arteterapia con i burattini porta concretamente a facilitare l’emergere della creatività attraverso diversi metodi: cucito, scrittura creativa, cartapesta; queste tecniche valorizzano le esperienze e le risorse individuali degli anziani offrendo un contenitore emotivo e degli strumenti dove trovino spazio e voce le emozioni che danno tensione, disagio passività e disorientamento.

IL MUSEO DEI BURATTINI E LE SCUOLE
L’arteterapia con i burattini nelle scuole permette agli studenti, attraverso lo strumento del burattino, di esprimere i propri pensieri e le proprie emozioni. Offre quindi all’alunno un modo per ripensare e nominare, attraverso linguaggi verbali e non verbali le sue esperienze emotive; migliora le capacità comunicative, affettive e relazionali; stimola l’immaginazione e la creatività; favorisce nel ragazzo/a la consapevolezza del proprio mondo interno e gli offre la possibilità di modificarlo; accresce la conoscenza di sé; consente un riconoscimento delle proprie potenzialità valorizzando in questo modo i propri punti di forza e permette di identificare le aree di miglioramento al fine di un potenziamento dell’autostima, della fiducia in sé stessi, del proprio valore e delle proprie capacità di azione; favorisce l’espressione di conflitti e consente all’allievo/a di verbalizzarli; offre un’esperienza di gratificazione all’interno di uno spazio/luogo in cui ciascun partecipante può sentirsi capace e in grado di realizzare qualcosa di suo.

IL MUSEO DEI BURATTINI E LA PSICHIATRIA
L’attività di arteterapia con i burattini all’interno delle comunità terapeutiche per persone con problematiche psichiatriche aiuta gli individui a “lavorare” in maniera congiunta sulla loro sfera cognitiva, emotiva e comportamentale. All’interno del gruppo vengono costruiti pupazzi e ideati racconti in cui inserire i personaggi realizzati. Entrambe le attività, manuale in un caso e maggiormente ideativa nell’altro, consentono al gruppo di lavorare attorno ad un processo che in questi contesti riveste una grande importanza riabilitativa: il processo che porta a sentirsi parte di un progetto, ad interessarsi e ad appassionarsi ad esso fino a farlo proprio, attivarsi e “fare” cose concrete e tangibili (burattini, materiale scenico, scritti) che, alla fine dell’esperienza, restino lì a testimonianza di quanto è stato fatto. L’intero processo è importante nella misura in cui il paziente, come persona, si riconosce e si sente portatore di esperienze, di storie, di un’identità… nel momento in cui crea qualcosa che rimane, e che lo aiuta a ricordarsi cose che, alle volte, sono invece meno tangibili e più sfuggenti: la capacità di investire energie per uno scopo, la forza di uscire dall’isolamento.

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